Un odore

Di Duilio Scalici

«Giacevi lì, in quella cassa di legno. Immobile, nel salone di casa. Per quanto potessi essere bella anche in quello stato, non riuscivo a guardarti. Sono sempre stato un debole, lo sai. La gente passava per un ultimo saluto, per darmi conforto. Dalle loro bocche uscivano frasi infiocchettate. Un conforto indesiderato. Volevo stare solo, con te. Avevo rispettato la tua decisione di lasciarti a casa per almeno tre giorni. Sei sempre stata così credente. Mi dicevi sempre che secondo un’antica tradizione rabbinica l’anima rimane all’interno del corpo per tre giorni, che per questo il Messia resuscitò Lazzaro dopo quattro giorni: era certo che non sarebbe potuto tornare in vita senza un miracolo.

La notte del terzo giorno sentii un odore: il tuo. Cercai di aprire gli occhi e mi sembrò di vedere la tua sagoma, ma quando fu accesa la luce, non riuscii più a vederti. Eri sparita, un’altra volta.

Il giorno dopo, il funerale. Altri abbracci bugiardi. Dopo la messa – predicata da un prete che non sapeva nulla di te – seguì la tumulazione: tornavi a far parte della terra.

Appena tornai a casa, aperta la porta, sentii di nuovo il tuo inconfondibile odore. Quel profumo inondava ogni angolo delle mura. Si incastonava fra le mie narici con prepotenza. Iniziai a pensare che non eri andata via, che allora dopo la morte ci si trasforma in questo, in un odore che invade i polmoni di chi ti hai amato. Non diventiamo altro che un profumo che volteggia nell’aria.

Quel pensiero mi confortò. Eri ancora lì con me. Dopo tutti quegli anni.

Mettevo i programmi tv che ti piacevano. Cucinavo i piatti che amavi. Ascoltavo la musica che preferivi. Rimanevo lì in casa con te ogni giorno.

Sul finire del quarantanovesimo giorno però, il tuo odore scomparse. Cercai di respirare a fondo per ritrovarti. Ma nulla. Ricordai qualcosa a riguardo. Si dice che passano quarantanove giorni prima di reincarnarsi in qualcos’altro.

Il pensiero di non averti più con me sfaldò i miei organi.

Mi lasciai morire.

Tre giorni bloccato nel corpo.

Quarantanove come un profumo.

Dimmi adesso, in che cosa ci trasformeremo amore mio?»

«Rinasceremo, di nuovo come un’unica cosa.»

Cosa sono le nuvole?, opere di Duilio Scalici


Pubblicato

in

da