Ramones #11 (epilogo)

Di Stefano Marullo

Dopo la pubblicazione di Acid Eaters alla fine del 1993, i Ramones iniziano un tour mondiale che nel corso del 1994 li porterà dall’Australia al Giappone, dall’Europa al Sudamerica. Ci sono però due ombre: la prima, riguarda il cantante, il generosissimo Joey, al quale viene diagnosticato un tumore al sistema linfatico che lascia ben poche speranze, ma lui (che terrà la notizia nascosta ai fan) non si tira indietro, mentre la seconda riguarda il gruppo: per la prima volta ci sono voci di un possibile scioglimento.

Il 18 luglio 1995 viene pubblicato Adios Amigos, dal titolo che è tutto un programma. I Ramones fanno una sorta di scommessa: se l’album non venderà abbastanza, si scioglieranno. L’ultimo loro lavoro in studio rimane in classifica appena due settimane (nel Regno Unito arriva al 62esimo posto mentre negli USA non va oltre la 148esima posizione, un vero peccato perché il lavoro è pregevole e, curiosità, contiene una divertentissima cover di “Spider Man”), così la band decide di imbarcarsi in un mega tour di addio.

Nel 1996 viene pubblicato un nuovo album dal vivo registrato al The Academy di New York, Greatest Hits Live, mentre il 6 agosto dello stesso anno va in scena l’ultimo atto: i Ramones suonano per l’ultima volta al Palace di Los Angeles; con loro si esibiscono diversi amici di sempre: tra gli altri, Lemmy dei Motörhead, Eddie Vedder dei Pearl Jam, poi i Soundgarden e i Rancid e c’è anche Dee Dee. La mitica esibizione è registrata e pubblicata l’anno successivo con il titolo “We’Re Outta Here”.

Johnny si ritira dalle scene, Joey comincia a lavorare al suo disco solista, Marky forma gli Intruders e poi si unisce agli Speedkings, C.J. si unisce prima ai Los Gusanos poi ai Bad Chopper, Dee Dee continua la sua carriera solista. A partire dal 1999 cominciano le antologie postume: prima Hey Ho, Let’s Go!: The Antology poi Ramones Mania 2 e molte altre.

Il 15 aprile 2001 si spegne Joey, unanime il cordoglio tra i fan, i suoi colleghi e, sorprendentemente, nel mondo politico. Il suo album solista, Don’t Worry About Me, a cui lavorerà nonostante le sue precarie condizioni di salute, uscirà postumo il 19 febbraio 2002, ed è un vero e proprio inno alla vita di un uomo che sa che è giunto alla fine, e contiene, tra gli altri, una toccante versione del capolavoro di Louis Armstrong “What a Wonderful World”. Il 19 maggio, a poco più di un mese dalla morte, all’Hammersmith Ballroom di New York, si svolge il Joey Ramone Birthday Party. Little Steven legge un comunicato del Congresso degli Stati Uniti dove si elogia il contributo dato alla musica rock da parte del cantante e si proclama quella giornata il Joey Ramone Day! Il 26 gennaio 2002, la città di New York intitola l’angolo tra East Second Street e la Bowery Street (a due passi dal CBGB’s) Joey Ramone Place. Il 18 marzo dello stesso anno i Ramones entrano nella Rock’n’Roll Hall of Fame. Tra i presenti c’è anche Dee Dee che pochi mesi dopo, il 5 giugno, viene trovato senza vita nella sua casa di Hollywood, per una overdose.

Nel marzo 2003 un gruppo di artisti, tra i quali spiccano U2, Red Hot Chili Peppers, Eddi Vedder, Metallica, pubblica il disco tributo We’Re a Happy Family. Il 15 settembre 2004 è la volta di Johnny, ucciso da un tumore alla prostata. Come una maledizione, anche il quarto Ramone, primissimo batterista, Tommy, l’11 luglio 2014, muore a New York, in quel Queens da cui tutto era cominciato, per l’ennesimo cancro, stavolta alle vie biliari.

Che dire ancora dei Ramones? “Erano un prototipo, come Elvis, i Beatles, i Rolling Stones, i Velvet Underground, i New York Dolls” ha dichiarato Marty Thau (che delle New York Dolls fu manager). E in effetti moltissimi gruppi sono discesi da loro, interi loro album sono stati rifatti da diverse band, e non esiste rockstar che non abbia indossato una T-shirt con la scritta Ramones. Grandi e sfortunati, hanno precorso troppo i tempi e quando il mondo si è accorto di loro erano già consumati. Oltre le mode, sono sempre rimasti underground e uguali a se stessi in fondo, sia nel primo periodo “nichilista” che dopo da “impegnati” artisti, ma sempre vestiti uguali, con il giubbotto di pelle (anche se fuori c’erano 40 gradi!) e i jeans strappati. Tre (al massimo quattro) accordi, e, il più delle volte, via a velocità folle (quando ancora non esisteva l’hardcore e lo speed metal) o magari via con una suadente e memorabile ballata. Per questo gli vorremmo sempre bene.

Grazie per avere seguito questo racconto che spero vi sia piaciuto. Vi lascio con “She Talks To Raimbows” tratto da Adios Amigos, una delle loro più riuscite ballate.


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