The Damned
Di Stefano Marullo
Tra le compagini della prima generazione del punk rock settantasettino inglese, The Damned si caratterizzano per essere dei veri outsider e oggi, ancora in attività, rappresentano un reperto artistico mirabile attraverso un percorso musicale tutt’altro che lineare e, per certi versi, sorprendente, onesto e originale.
Hanno avuto il privilegio di inanellare una serie di primati invidiabili: la prima punk band a fare un lungo tour nelle grandi città americane, New York, Boston, San Francisco Los Angeles (Jello Biafra dei Dead Kennedys e i Circle Jerks erano tra il pubblico e giurano di essersi ispirati a loro), e a vedere entrare in classifica un loro pezzo, “New Rose” e a pubblicare un album, Damned Damned Damned, entrato nel mito (e tra i miei primi vinili all’epoca) che vede in copertina i quattro dannati posare dopo una guerra di torte in faccia.
Nei loro riguardi esisteva anche una damnatio memoriae perché che ai loro concerti erano frequenti le risse e in una di queste un ragazzo perse un occhio a causa del lancio di una bottiglia, cosicché la stampa iniziò ad attaccarli, ed essere amici dei Sex Pistols (il loro esordio il 6 luglio 1976 al 100 Club di Londra fu proprio facendo loro da spalla) non deponeva certo a loro favore. Con i Pistols, peraltro, il sodalizio si ruppe ben presto, durante il disastroso Anarchy Tour.

Rispetto all’impegno politico ostentato da altri gruppi e attacchi al sistema, i Damned erano su altre sponde e hanno sempre fatto del disimpegno e dello scazzo il loro punto di forza, senza rinunciare alla provocazione e alla sperimentazione. Riguardo alla prima, il cantante Dave Vanian (che sposerà la
bassista dei Gun Club Patricia Morrison che suonerà anche nel gruppo) con la sua passione horror e il suo abbigliamento vampiresco è una via di mezzo tra Alice Cooper e Lux Interior dei Cramps, mentre il bassista Captain Sensible ammicca al travestismo delle New York Dolls; nel 1982 addirittura scala le
classifiche con “Wot”, un brano demenziale tra hip e pop e fonda persino un partito improbabile. Quanto alla sperimentazione, dopo i primi tre album, i Damned, che cambieranno diverse volte formazione (rimarrà sempre Vanian e per un periodo bazzica anche un certo Lemmy Kilmister leader dei Motorhead!),
con il loro The Black Album, si lanciano verso territori gothic e dark confermando la loro attitudine all’esplorazione musicale che culmina nell’ingresso delle tastiere nel suono, passando per suggestioni psichedeliche e garage fino a inseguire atmosfere ormai decisamente post punk e ad apparire in televisione nel celebre programma “Top of the Pops” a metà degli anni Ottanta per poi sciogliersi e
riunirsi ancora nei primi anni Novanta continuando a pubblicare album fino al 2008 per poi dedicarsi a lunghissimi tour.
Il loro ultimo lavoro dopo 10 anni è uscito nel 2018 e si chiama Evil Spirits che rivede la coppia Vanian/Sensible; il punk è ormai un ricordo ma il disco è un coacervo piacevolissimo di stili con ammiccamenti ai Sixties. The Damned è una leggenda che continua.
Vi propongo dal loro incendiario e sgraziato primo album, la cover del celebre brano degli Stooges “I Feel Alright” (1970), che riesce quasi a superare l’originale per potenza di esecuzione; verso la fine del pezzo la strumentazione sembra collassare.