The Real Kids
Di Stefano Marullo
La città di Boston, considerata la più europea tra le grandi metropoli americane, dal punto di vista artistico non ha mai avuto nulla da invidiare a New York o Los Angeles. Dirò di più, band come Modern Lovers, DMZ, The Cars per certi versi anticipano stili e attitudini che verranno poi riproposti su larga scala.
Qualche anno più tardi la scena punk bostoniana assumerà una connotazione più estrema e diventerà patria dell’hardcore con gruppi come Converge (i più famosi), Negative FX, The Freeze, Dys, Gang Green, Slapshot, Stranglehold e altri. Con la band “proto-punk” dei Modern Lovers, (il cui pezzo “Roadrunner” verrà ripreso dai Sex Pistols) inizia a fare la sua gavetta John Felice, che dopo questa breve esperienza fonda The Kids che diventeranno poi The Real Kids, le cui vicende si legano indissolubilmente alla sua carismatica figura di cantante, chitarrista e autore praticamente di tutti i brani del gruppo.

Le influenze sia dei Modern Lovers che dei DMZ, rispetto al rock’n’roll degli anni ‘50 e al garage rock degli anni ‘60 saranno determinanti sui Real Kids che ne impregneranno il loro punk anche dal punto vi vista meramente estetico: t-shirt nere, giubbotti di pelle e capelli a caschetto, sembrano gli alter ego dei Ramones. E proprio durante un’esibizione al mitico CBGB di New York si fanno notare da Marthy Thau che li vuole per un disco per la sua etichetta Red Star. Inizia così l’ascesa, breve ed intensissima dei The Real Kids che con soli quattro lavori in studio e diversi live ormai quasi introvabili, diventano una cult band che intreccia garage, punk e rock’n’roll (John Felice in una intervista del 2017 dice comunque di essere sempre stati una band prevalentemente di rock’n’roll) e nel loro repertorio rivisitano classici di autentici miti come Eddie Cochran, Buddy Holly e The Kinks e nel loro sound talvolta non fanno mancare armonica e tastiera.
Il loro esordio nel 1977 con l’omonimo The Real Kids passa quasi inosservato è oggi considerato una pietra miliare del genere garage. Il secondo lavoro Outta Place del 1982, bellissimo esempio di power pop (ma che contiene un pezzo stratosferico come come “Sensless”, puro punk’roll che ricorda l’ipnotico “Reggae Reggae” del primo album) va un po’ meglio ma per uno strano gioco del destino che li accomuna ai “cugini” Ramones, per un certo periodo Felice & Co. hanno più successo all’estero anziché in patria, e incidono il terzo album Hit You Hard ( 1983), solo in Europa per la francese New Rose.
La band poi si scioglie e si ricongiunge a più riprese dando vita ad una serie di live, tra cui il famoso concerto di capodanno a New York. Nel 2006 muore il bassista Allen “Alpo” Paulino mentre il loro ultimo lavoro in studio risale al 2014 con un nuovo album Shake Outta Control, che non cambia di una virgola il loro repertorio potente di garage, punk e rock’n’roll con l’inserimento di un paio di vecchi successi come “Common At Noon” e “Who Needs You”. Nel 2015 scompare anche lo storico chitarrista Billy Borgioli.
A proposito di “Who Needs You” ho ritrovato una vecchissima esibizione al mitico Rat di Boston in cui lo suonano: strepitosa, avvolgente e magica come sanno essere The Real Kids.