punk is dead #15

Raw Power

Di Stefano Marullo

C’è davvero qualcosa di profondamente buffo nel pensare che la più grande punk band italiana non provenisse dai grandi centri nevralgici come Torino, Milano o Bologna ma da un paesino in provincia di Reggio Emilia, Poviglio. Con i Raw Power (che i più preparati sanno essere il titolo di un famoso pezzo del padrino del punk, Iggy Pop con i suoi Stooges) si conclude la nostra zampata sul punk italiano, fratello minore rispetto a quello d’oltremanica e d’oltreoceano ma onesto, mentre la prossima settimana ci spostiamo in Francia.

Il gruppo dei fratelli Codeluppi, Mario alla voce, e Giuseppe ad una delle chitarre (prematuramente scomparso, R.i.P.) rappresenta una delle band della scena punk italiana, più fraintesa e meno allineata al mainstream, e per questo emarginate in patria, in questo molto simili ai CCCP – Fedeli alla linea (qui più per le loro posizioni surreal-filosovietiche che mal si conciliavano con il prevalente humus anarchico-nichilista) e guardati con sospetto anche per banalissimi motivi legati magari al look; i Raw Power non si vestivano di nero come tanti altri gruppi punk italiani che suonavano nei centri sociali occupati e cantano rigorosamente in inglese. Ma il loro suono è un hardcore devastante e tecnicamente ineccepibile: un mix tra i primissimi Motörhead, MDC, Discharge, GBH, Social Distorsion o i coevi italiani Peggio Punx.

Il paradosso vuole che mentre sono ignorati in Italia (il nemo propheta in patria, che fu anche per i Ramones, si ripete) dei Raw Power si innamori Chris Chacon, fondatore dell’etichetta indipendente Bad Compilation Tapes, di San Diego, California, che li porta negli Stati Uniti e li fa esibire in più di quaranta live, tra gli altri, al Grand Olympic Auditorium di Los Angeles insieme ai Dead Kennedys, e scusate se è poco. Sempre per la BCT pubblicano un album con incluso un loro celebre live in Toscana. È la loro consacrazione in America dove diventano un gruppo di casa e la loro fama li porterà a dividere il palco con gente del calibro di GBH, Adolescent, Suicidal Tendencies, Circle Jerks, Agnostic Front, Rancid, Slayer. In uno dei loro concerti hanno come gruppo spalla una band sconosciuta che si chiama Guns N’ Roses, di cui si ricorderanno qualche anno dopo. Jello Biafra dei citati Dead Kennedys li vuole nella compilation “Welcome to 1984” che raccoglie gruppi dell’hardcore mondiale, dal Brasile alla Danimarca, dalla Germania alla Finlandia, dal Giappone all’Australia.

Di loro si innamora anche Paul Mahern, leader degli Zero Boys che ha un’etichetta indipendente, la Toxic Shock Records, California, e gli propone la pubblicazione del loro secondo album, il leggendario Screams from the Gutter, probabilmente tra i 10 migliori album hardcore di ogni tempo, che esce nel 1985 e vende 40.000 copie attraverso canali indipendenti, mentre la BCT nello stesso periodo pubblica un “Live in the USA” che raccoglie i pezzi migliori dei loro lunghi tour statunitensi. I Raw Power cominciano anche ad essere conosciuti in Europa e decidono di registrare il loro terzo album in Italia. Nonostante i cambi di formazione, la morte di ben due membri della band, un suono che si è talvolta orientato verso sonorità più metal che punk, i Raw Power rimangono uno dei gruppi più longevi della scena italiana, e una pietra miliare dell’hardcore mondiale.

Dal loro album migliore di sempre, Scream from the Gutter, vi propongo “State Oppression”, il pezzo d’apertura. Mettete le cuffie, i Raw Power spaccano.


Pubblicato

in

da