Di Edoardo D’Elia
Dal 1934 al 2024, se non sono stati i novant’anni anni più interessanti della storia dell’umanità, poco ci manca. “Prima l’elettricità, ora il telefono: mi sembra di vivere in un romanzo di Wells”, diceva Maggie Smith interpretando la Contessa Madre in Downton Abbey. Diceva anche che “nessuna vita sembra davvero soddisfacente se la guardiamo troppo da vicino”; ma noi l’abbiamo guardata da lontano, e la ricordiamo per quello che ha fatto, per i personaggi che ha interpretato, per l’arguzia che ci ha insegnato. Ha anche detto che “la volgarità non può sostituire l’arguzia”, qualora qualcuno si dovesse trovare in difficoltà a parlare come lei e scadesse nel greve, sappia che non sarà perdonato.
La witness della Contessa Madre era talmente giusta da suonare rassicurante, come se la saggezza, a un certo punto della sua profondità, non potesse far altro che assecondare il paradosso e smettere semplicemente di stupirsi delle cose della vita – che alla fine sono poi quelle, più o meno sempre le stesse: “La vita è una serie di problemi che cerchiamo di risolvere, prima uno poi l’altro e poi un altro ancora, finché alla fine moriamo”. Detto così, i problemi fanno in qualche modo meno paura. Perché sono lì e vanno affrontati senza sperare di spuntarla vivi, e senza cercare rifugi nelle illusioni: “La speranza è una trappola, inventata per evitare di accettare la realtà” o anche “Sei una donna con un cervello e una capacità ragionevole. Smetti di lamentarti e trovati qualcosa da fare”.
Abbiamo tutti bisogno di una guida e la letteratura ci regala la possibilità di potercela scegliere; Meggie Smith le ha dato anche una bellissima faccia, un’espressione e una credibilità con pochi precedenti. Chiunque vorrebbe avere la Contessa Madre per casa, per sentirla dire le cose come andrebbero dette e per imparare a muoversi e a guardare il mondo senza perdere mai quella compostezza che non è mai rigidità ma sempre perfetta presenza a se stessi.
Senza illusioni, senza fughe, senza giustificazione né autocommiserazione: “You know me: never complain, never explain”. E allora la sua frase più famosa di tutte, “Cos’è il weekend?”, forse non è solo dettata dallo stupore di chi non ha mai lavorato e allora non capisce perché bisognerebbe riposarsi, ma dalla profonda accettazione che la vita scorre anche quando noi facciamo finta di fermarci. Dal 1934 al 2024, senza guardare con indiscrezione e troppo da vicino la vita dell’attrice, diremo solo che i suoi personaggi hanno fatto felici miliardi di persone. E ovunque si andata ora, immaginiamo che sia entrata dicendo: “Spero vivamente di aver interrotto qualcosa…”.