Jimmy Page nasce a Heston, in Inghilterra, il 9 gennaio 1944, sotto il segno del Capricorno. Prima di rivoluzionare il mondo della musica con i Led Zeppelin, fa il turnista: suona ovunque e con chiunque, prestando le sue abilità per brani di altri (sì, persino di Burt Bacharach). Ma la vera magia arriva quando, nel 1968, fonda appunto i Led Zeppelin con Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham. Da quel momento, Page non è solo un chitarrista, diventa un incantatore. Non si limita infatti a suonare riff epici come quelli di “Whole Lotta Love” o “Black Dog”. No, lui è il riff. Fa della chitarra un’arma a doppio taglio, un’esperienza sensoriale, una danza tra il sacro e il profano. Per chi fosse incredulo, basta guardare i video di “Dazed and Confused” dove suona la chitarra con un archetto da violino come fosse lo stregone del rock’n’roll. Ma il buon Jimmy non si ferma qui: si lancia nella costruzione di riff e assoli talmente potenti che l’universo stesso sembra vibrare sotto il peso di ogni nota. Jimmy è famoso anche per l’aura di mistero che lo circonda. A differenza di altri chitarristi che sfasciano tutto, Page è più un alchimista: ama il simbolismo, l’esoterismo, le influenze mistiche. Anche le copertine degli album dei Led Zeppelin non sono semplici immagini, ma vere e proprie opere misteriche da decifrare, specchi di una filosofia musicale che incanta e disorienta. Pazzesco poi l’uso della chitarra a doppio manico, quella SG a 12 e 6 corde che rende i suoi assoli ancora più epici. Jimmy, d’altronde, è colui che ha trasformato il live di “Stairway to Heaven” in un rituale. Quando sale sul palco, non è lì per intrattenere, ma per evocare una potenza superiore, una sorta di forza primordiale del rock’n’roll.
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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima