Dente + Max Collini + Materazi Future Club

Di Mondopasca

Serata bulimica di pensieri, parole e musica il primo novembre all’Angelo Mai di Roma. Nella fucina culturale autogestita tra l’Appia antica e le Terme di Caracalla, la biennale Marte Live condensa in una manciata di ore i reading di Dente e Max Collini e il concerto dei Materazi Future Club. Ovvero tanta di quella roba che avrebbero meritato almeno una serata in più.

Accompagnato dalla chitarra e dalle tastiere di Simone Chiarolini, Dente interpreta Iperbolica, un volare altissimo tra le immensità dello spazio e quelle del mare, tra il chiedersi se c’è vita lassù e il lasciare riempire dall’immaginazione l’ignoto oltre l’orizzonte, dove non arriva nemmeno il cannocchiale di Galileo (strumento nato forse per avvistare navi nemiche in mare, ma poi coraggiosamente puntato sulla Luna e sulle sue poco divine imperfezioni). Le letture di Westerman, Svensson e Strøksnes, tutti autori Iperborea, si alternano a brani di Eugenio Finardi, Enzo Carella, Alessio Bonomo e Dente. Apre e chiude Sorrenti, con “Figli delle stelle”. Resta il tempo anche per “una manciata di canzoni tristi”, mini-concerto più che apprezzato dalla sala, che dall’ipeboliche altezze di cui sopra fa tornare il racconto alle atmosfere intimiste e quotidiane del cantautore di “Vieni a vivere (come me)”.

Sul palco arriva Max Collini, ed è diffcile non accorgersene: “Compagne e compagni, buona sera”. Con lui c’è la chitarra cosmogonica di Jukka Reverberi, quasi nascosta dal tavolino con notebook e i pedali che contribuiranno alla costruzione dei mondi stessi. La voce degli Offlaga Disco Pax e di Spartiti stavolta racconta le Storie di antifascismo senza retorica che ha firmato con Arturo Bertoldi (People) e che non possono fermarsi certo al 1945: i neofascismi hanno continuato e continuano a infognare l’Italia, dal golpe Borghese all’assalto alla sede della Cgil. Così Ida e Augusta, “le tedesche di Gombio”, salvano il paese da una rappresaglia nazista, ma una notte del 1970 Andrea Bellini salva miracolosamente se stesso da una squadraccia che vuole fargli la pelle, e pensare che Francesca Mambro scelse Giusva Fioravanti perché era “il ragazzo più sensibile” che avesse mai incontrato. Il reading si chiude con “Austerità”, toccante racconto su Max bambino e sua madre, e la cover di “Qualcosa sulla vita” dei Massimo Volume per la quale il tappeto sonoro di Reverberi si mette a volare.

Collini ha annunciato che “si passa a cose più divertenti” e sta parlando dei punkinari Materazi Future Club, al secolo Edoardo Piron, Riccardo Montanari e Marco Manini, che da “Cassano” a “Dio Perdona Riganò” prendono a calci la musica, anzi prendono a musica il calcio. Collini sta parlando in realtà anche della cover di “Robespierre” per la quale si unirà gioiosamente ai Materazi. Sta parlando, a dirla tutta, anche del dj set che chiuderà la serata all’Angelo Mai. Però arghía è una rivista notoriamente stanca e quando è incarnata dal sottoscritto redattore tiene pure famiglia, perciò a quell’ora, strasoddisfatta per serata bulimica e ringraziando di cuore l’accredito, se ne è già andata a dormire da un pezzo.

(Una foto brutta per voi)


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