Chuck Berry nasce a Saint Louis, Missouri, il 18 ottobre 1926 sotto il segno della Bilancia. Senza di lui il rock’n’roll come lo conosciamo oggi non esisterebbe. È il 1955 quando lancia “Maybellene” e niente sarà più come prima. Chuck mescola il ritmo del rhythm and blues con una chitarra che suona come una locomotiva, inventando di fatto quel rock’n’roll che Elvis Presley, bianco, renderà un fenomeno planetario. Ma la magia di Berry non è solo nelle note, è nelle parole, nelle storie di giovani in rivolta che racconta con ironia e una lingua tagliente come un rasoio: “Johnny B. Goode”, “Roll Over Beethoven”, “Sweet Little Sixteen”, gemme che hanno fatto ballare, divertire (ma anche ribellare, contro la “morale degli adulti”) una generazione intera (e non solo una) di ragazzi e ragazze. Chuck rivoluziona il modo di suonare la chitarra con riff fulminanti e il mitico duck walk, quel passo dell’anatra che diventa il suo marchio di fabbrica e fa impazzire il pubblico. Nel 1959 è costretto a uscire di scena arrestato per aver avuto una relazione con una quattordicenne, ponendo così fine, considerate anche la conversione a predicatore di Little Richard (1957), la chiamata alle armi di Elvis (1958) e la tragica morte di Buddy Holly per incidente aereo (1959), al primo magico momento del rock’n’roll, che da qui in poi perderà il roll. Chuck tornerà poi sul palco e ci resterà fino al 2017, quando all’età di 90 anni si spegne, ma ciò che di inestimabile ha dato al mondo bisogna comunque andare a cercarlo fra il 1955 e il 1958. Tutti, ma proprio tutti, sono stati influenzati da Chuck Berry: da Elvis a Bob Dylan, dai Beatles ai Rolling Stones.
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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima