Di Andrea Belushi
In orbita
come sempre
neve zuccherata che mi descrive l’Umbria dal mio Lontano
per i saggi una notte d’incubi
e io ti servo da bere
scalinate di templi alcolici
ma non ho il gusto di farti ubriacare
Il freddo che ci andromeda il pensiero
mentre frantumiamo ghiaccio
alla fine del bicchiere
coriandoli e anfetamine alcoliche
fabbisogni e ronde poliziesche di provincia
siae e mandami a fanculo se non ho ragione
soldi volanti
che come gatti cannibali creavano angeliche manifestazioni di rivolta
Occhiali da sole per malattie veneree mentre Mercurio arde
e il traffico si concentra a Genova
la camorra ordina un prosecco
lo stato un’acqua brillante
cani randagi che mangiano merda
simboleggiano Marciapiedi di pura libertà anarchica
Litri di rimmel sulle mie tombe
perché io voglio esser celebrato a pezzi
I dinosauri erano il giocattolo di dio
l’uomo la sua infinita e devastante perversione
Il capo ha un rapporto sentimentale stabile
l’azienda denutrita si difende su rete4
stringo i denti
sopporto
lui c’è sempre
e ormai Andreotti
scrive cruciverba stanchi
il Vaticano recupera la voce perduta
per ribellarsi pateticamente
contro un uomo-termometro d’idiozia sfrenata
La voce del popolo è silente
degradante e priva di grazia violenta
e io sono un petalo con le spine
sono un petalo con le spine
che suona meraviglie di merda
e riempie posaceneri e canili
matrimoni e suicidi
infarti e mercanzie di possesso estremo
lavori stabili e microdelinquenze maomettane
come non fosse niente
e per questo merito la notte nelle vene
per questo io merito la notte nelle vene
Trattengo la pisciata
la metropolitana dorme
il cus cus non ce l’ho
la fame divora l’idea del cibo
L’inverno mi tossisce dentro
corrompe attimi che inciampano
mangia il vomito merdoso della scrittura
e all’infuori di me ci siete tutti
e sfiorate favole meravigliose
ma io voglio esser celebrato a pezzi
io voglio esser celebrato a pezzi