Prince nasce a Minneapolis il 7 giugno 1958 sotto il segno dei Gemelli. Cantante, compositore, produttore, ballerino, polistrumentista e, quindi, anche (e soprattutto) chitarrista, ma non un chitarrista qualsiasi. Il suo stile è una fusione unica di tecnica, passione e spettacolo. Alterna riff taglienti e funambolici a fraseggi sensuali, con un controllo totale dello strumento che gli permette di passare dal funk esplosivo di “Kiss” agli assoli infuocati di “Purple Rain”, canzone che dà il titolo all’album che nel 1984 riscrive le regole della musica pop. Il suo amore per la chitarra è evidente anche nei suoi strumenti: dalla celebre “Cloud Guitar”, disegnata su misura per lui, alla “Love Symbol”, simbolo tanto del suo ego smisurato quanto del suo genio. E la tecnica? Il suo uso del bending, del vibrato e delle scale pentatoniche lo rende un maestro capace di trasportare il pubblico in un viaggio musicale che mescola Jimi Hendrix, Santana e qualcosa di unico che rende la sua musica inconfondibile. E poi c’è l’attitudine. Sul palco la chitarra diventa un’estensione del suo corpo, uno strumento di seduzione tanto quanto gli abiti sgargianti, i tacchi vertiginosi le sue tipiche movenze. Per Prince, che ci ha prematuramente lasciato nel 2016 (lasciando una voragine nel pop incolmabile), la chitarra non era solo un mezzo per fare ottima musica: era un’arma, un manifesto del suo genio creativo e della sua ribellione artistica, forse l’unico modo per riuscire a esprimere compiutamente se stesso.
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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima