Joni Mitchell

Joni Mitchell, nome d’arte di Roberta Joan Anderson, nasce il 7 novembre 1943 a Fort Macleod, in Canada, sotto il segno dello Scorpione. Capostipite femminile, assieme a Carole King e Laura Nyro, della canzone d’autore americana, la sua musica è l’essenza dell’intensità. Nel 1968 pubblica il suo primo album, Song to a Seagull, ma è con Blue (1971) che riscrive le regole del cantautorato: canzoni come “A Case of You” e “River” fanno piangere anche i più duri. Ma Joni non è solo una cantautrice, è una poetessa, un’artista, un’anima che si esprime in molte forme. Anzi, lei stessa si considera prima di tutto pittrice, e infatti le copertine dei suoi album raffigurano spesso delle sue opere. E che dire delle sue armonie? Stratosferiche. Joni accorda la chitarra in modi che nessuno aveva mai immaginato, creando sonorità che ti portano in un altro mondo (ascoltatevi “Big Yellow Taxi” per farvi un’idea). Non contenta, negli anni Settanta si butta nel jazz, collaborando con giganti come Charles Mingus, Pat Metheny, Jaco Pastorius, Herbie Hancock, Michael Breckere, e crea capolavori come Hejira (1976). Ah, e parliamo della sua influenza: senza Joni Mitchell, il cantautorato femminile (e non) moderno sarebbe impensabile. Da Prince a Taylor Swift, tutti le devono qualcosa. E anche solo per questo verso di “Woodstock”, avrebbe meritato di entrare nella storia: “We are stardust, we are golden, and we’ve got to get ourselves back to the garden.”

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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima


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