Di Paolo Albani
L’APPELLO
Pistoia, 18 giugno 2024
Egregio Signor Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,
mi permetto di scriverLe perché vorrei avanzare una proposta all’Assemblea Generale dell’ONU, organo che in ultima istanza ha il compito di proclamare l’istituzione di una Giornata internazionale. Mi sono informato e ho visto che il protocollo da seguire in questi casi è quello di sensibilizzare le autorità competenti del mio paese. In questo senso ho pensato che la cosa migliore fosse rivolgermi direttamente a Lei, in qualità di Ministro degli Esteri.
Ce ne sono tantissime di Giornate Internazionali, come Lei, Signor Ministro, certamente sa (basta visitare il sito ufficiale dell’ONU: https://unric.org), ad esempio: la Giornata internazionale dei mancini (13 agosto); la Giornata internazionale delle ostetriche (5 maggio); la Giornata internazionale della felicità (20 marzo); la Giornata internazionale del Pi greco (14 marzo); la Giornata internazionale delle api (20 maggio); la Giornata internazionale del bacio (13 aprile).
I temi delle giornate internazionali sono collegati ai principali campi d’azione dell’ONU: il mantenimento della pace internazionale e della sicurezza; l’avanzamento dello sviluppo sostenibile; la difesa dei diritti umani; la garanzia del diritto internazionale e gli interventi umanitari. In quest’ultimo campo, l’intervento umanitario, credo di non sbagliarmi debba collocarsi il tema oggetto del mio appello.
Nelle sue risoluzioni, l’Assemblea Generale spiega cosa ha portato alla scelta di proclamare la giornata internazionale. Alcune Giornate Internazionali non sono proclamate dall’Assemblea Generale ma da agenzie specializzate dell’ONU per portare l’attenzione del pubblico su temi del loro settore di competenza: salute, aviazione, proprietà intellettuale, ecc.
Il motivo che mi ha spinto a scrivere questo appello è l’istituzione di una
GIORNATA INTERNAZIONALE DEL PERDIGIORNO
una giornata in cui, nelle sedi appropriate, si festeggi solennemente in tutto il mondo la figura del perdigiorno, dello scansafatiche, del nullafacente, dell’indolente. Non c’è dubbio che si tratti di una minoranza, ma ciò non toglie che sia una frazione significativa e apprezzabile del genere umano. Io stesso, per ciò che vale, godo dell’affetto di molti amici e conoscenti, di ogni età e orientamento sessuale, fede politica e classe di reddito, che non ho alcuna remora a definire perdigiorno, bighelloni e scioperati, persone validissime, che stimo e a cui voglio bene.
Tanto per essere chiari e venire subito al punto, nella Giornata internazionale del perdigiorno penso si dovrà rendere omaggio, in primo luogo, a Il’ja Ilič Oblomov, proprietario terriero, la cui tenuta di trecentocinquanta anime è chiamata Oblómovka, che vive senza compiere alcuna attività particolare. È un uomo sui trentadue-trentatré anni, di media statura, di piacevole aspetto, con degli occhi grigio-scuri e l’assenza di qualsivoglia idea precisa, di qualsivoglia capacità di concentrazione nei tratti del viso. Oblomov ha un posto di rilievo nelle celebrazioni della Giornata internazionale del perdigiorno perché è il principale rappresentante della serie di uomini superflui che hanno affollato la letteratura russa dell’Ottocento (come il trentenne Čulkaturin, un «uomo superfluo» come si autodefinisce nel proprio diario, secondo quanto racconta Ivan Turgenev).
Pigro, non interessato alla realtà, al mondo, alla vita, Oblomov primeggia nei festeggiamenti della Giornata internazionale del perdigiorno perché, come tutte le figure che a lui si richiamano, è un personaggio inetto, esitante, ma allo stesso tempo possiede un’anima dolce, innocua, fragile, sempre in bilico sull’orlo di un sogno che potrebbe sommergerlo definitivamente (Giorgio Manganelli).
Un altro che ritengo sia giusto omaggiare nella Giornata internazionale del perdigiorno è il giovane Henri, un parassita, l’idolo della brava famigliola borghese Vernet, marito, moglie e la nipote Marguerite. Nell’abitazione dei Vernet, Henri s’insedia in modo subdolo, non solo per mangiare e dormire. Con l’arma della poesia, Henri seduce i Vernet da cui vuole estrarre il succo che possono dargli, spremere una sostanziosa beatitudine dalla loro venerazione. Henri (la cui personalità è tracciata magnificamente dallo scrittore Jules Renard) è il prototipo della figura dello scroccone che, in quanto tale, si arrabatta nella vita, motivato da un unico scopo: scroccare, cioè ottenere qualcosa a spese di altri, senza alcun merito. In ciò, lo scroccone e lo scansafatiche si assomigliano, sono speculari. Dunque, nella Giornata internazionale del perdigiorno è giusto riservare una certa attenzione al giovane Henri, lodarne l’ozioso comportamento, l’abilità di approfittare delle circostanze, di piegarle a suo vantaggio.
Né vanno dimenticati, senza dar loro un peso eccessivo, altre autorità nel campo della pigrizia e del torpore. Sarebbero tanti, perciò mi limito a segnalarne soltanto tre: gli scrittori Joseph Freiherr von Eichendorff (1788-1857), autore del romanzo Vita di un perdigiorno (1826), e Evelyn Waugh (1903-1966), cui si deve l’intrigante Autobiografia di un perdigiorno (1964). Anche se per entrambi va detto che il “perdigiornismo” è associato più che altro al tema del viaggio, quasi che viaggiare fosse un’attività futile, come girarsi i pollici o creare bolle di sapone, occupazioni-simbolo dei perdigiorno. Anche nel caso di Gianni Rodari (1920-1980) e del suo I viaggi di Giovannino Perdigiorno (1973) è il viaggio che ispira l’atteggiamento da perdigiorno del protagonista, Giovannino, grande esploratore che visita paesi incredibili.
La mia proposta è chiara. Poiché Ivan Aleksandrovič Gončarov, l’inventore di Oblomov, è nato a Simbirsk (oggi Ul’janovsk) il 18 giugno dell’anno 1812 (muore a San Pietroburgo il 27 settembre 1891), suggerisco che la Giornata internazionale del perdigiorno si celebri il 18 giugno. Tutti gli anni, il 18 giugno, ovunque nel mondo, coloro che aderiscono alla sua filosofia di vita, saranno chiamati a ricordare con affetto e gratitudine la figura del perdigiorno.
Che cosa fare durante la Giornata internazionale del perdigiorno? Come impiegare il tempo?
Tenere discorsi pubblici in piazze affollate? Inaugurare monumenti? Apporre lapidi sulle facciate di edifici che hanno ospitato perdigiorno riconosciuti? Depositare fiori sulle tombe che custodiscono le spoglie di famosi perdigiorno, al termine di processioni lungo le strade delle città in cui sono nati o hanno vissuto i benemeriti lavativi?
No, sarebbe un controsenso.
Il perdigiorno va commemorato rispettandone lo spirito. È il modo più autentico di rendergli onore, di ossequiarlo degnamente. Dunque, nella Giornata internazionale del perdigiorno, sempre che l’ONU abbia il coraggio e la bontà di istituirla, come spero, grazie anche alla Sua preziosa mediazione diplomatica, Signor Ministro, si espleteranno quelle azioni che più o meno un perdigiorno fa di solito, nella quotidianità, che sono il suo pane esistenziale: ovvero un bel niente di niente. Il 18 giugno i perdigiorno di tutto il mondo, uniti in un approccio (stavo per scrivere erroneamente “sforzo”) comune, continueranno a svolgere l’opera che si sono dati, in quanto fannulloni, alla luce di ciò che hanno maggiormente a cuore, cercando di assolvere la loro causa nel modo più a rilento possibile, mettendoci tutto il disimpegno e la svogliataggine di cui sono capaci.
In questo modo, il 18 giugno sarà una bella giornata commemorativa, da segnare nel calendario, una festa di cui i perdigiorno di tutte le latitudini e di ogni specie non potranno che dirsi orgogliosi.
Per le adesioni, si prega d’inviarle, comprensive di nome, cognome, indirizzo e firma leggibile, alla seguente e-mail: paoloalbani06@gmail.com, scrivendo nell’oggetto: ADESIONE ALLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEL PERDIGIORNO.
Confidando nella Sua sensibilità e riconosciuta competenza politico-amministrativa, in attesa di avere presto Sue notizie, voglia gradire, Signor Ministro, i miei più cordiali saluti.
Dott. Rag. Paolo Albani
Promotore in Italia dell’istituzione di una Giornata internazionale del perdigiorno